sabato 8 gennaio 2011
Human Eye - Human Eye
Penso a Detroit e mi vengono in mente: Stooges, MC5, Alice Cooper, Parliament, Sufjan Stevens. E gli Human Eye. Si formano nel 2004 e, l'anno successivo (grazie alla In the Red Recordings), escono allo scoperto con l'omonimo album. Il loro garage punk risente dell'influenza della band di Iggy Pop ma non solo; difatti, riascoltandolo, potete sentire gli echi dei Chrome, Ramones, Pere Ubu e Captain Beefheart. Se, invece, volete capire di cosa si parla nelle loro canzoni vi basta sapere che sono: irriverenti, dementi, maniaci, edonisti e arroganti. Adesso passiamo alle previsioni meteo...
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giovedì 6 gennaio 2011
Simon Finn - Pass The Distance
Ci troviamo a Londra, nel 1970. La british invasion si avviava al declino mentre impazzava la psichedelia. E lo sciamano Finn realizzò questa piccola meraviglia. Per poi scomparire per 30 anni ed essere ripescato dalla Durtro Jnana Records (label indipendente il cui proprietario è David Tibet, bandleader dei Current 93) che ristampò il vinile nel 2004. Un connubio perfetto tra psych e progressive folk. Un viaggione misterioso, che può anche dare di minaccioso, a volte. Le liriche dello stregone parlano di religione, storia, fantasia, amore, sesso e di droga utilizzando un linguaggio molto colto. Un album mistico che ha affascinato molti altri artisti tra cui Thurstone Moore e Antony and the Johnsons (con i quali ha suonato dal vivo negli ultimi anni). Prendetevi un bel cartone e sparatevelo a tutto volume!!
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martedì 4 gennaio 2011
League Of Automatic Music Composers - 1978-1983
Musica in rete! Non quello che pensereste voi pagani ma 6 "musicisti" (John Bischoff, Jim Horton, Tim Perkis, David Behrman, Paul DeMarinis e Rich Gold) che, attraverso una LAN, trasmettevano impulsi a vari computer; una volta rielaborati, i dati venivano tramutati in suoni. Geniale! Nel 1978 si sono riuniti e, con ogni sorta di strumentazione elettronica (mixer, tape recorder, computer e microcomputer etc..), hanno cominciato a registrare il tutto rigorosamente dal vivo e completamente improvvisato. Qua sta il bello: l'artista non era tale perché creava suoni mediante l'uso degli elaboratori ma, piuttosto, per l'interazione che doveva sviluppare con gli altri compositori. E, attraverso la loro influenza reciproca, le apparecchiature utilizzate interagivano tra di loro producendo una vera e propria sinfonia. 5 anni, 10 incisioni e un mondo da riscoprire. Ascoltate e capirete.
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lunedì 3 gennaio 2011
For Carnation - For Carnation
Squirrel Bait e Slint non vi dicono nulla?? Quindi non sapete neanche chi sia Brian McMahan. Dopo i progetti prima citati, nel 1994, forma i The For Carnation insieme a David Pajo (Slint), Britt Walford (Slint/Squirrel Bait), Doug McCombs e John Herndon (insieme nei Tortoise). Nel 2000, grazie alla Touch And Go Records. pubblicano l'omonimo album il quale è considerato il manifesto musicale del gruppo. Il sound è strisciante e lento creando un ambiente malinconico e intimo allo stesso momento (prestando attenzione, riecheggia lo stile dei Codeine); il tempo si espande gradualmente mantenendo un essenziale minimalismo. La vera anima risiede nei testi: introspettivi e riflessivi, con un tocco di regressione (McMahan da l'impressione di essere Nick Cave e Tim Buckley riuniti in un unico individuo). La miscela tra slowcore e post-rock (più una punta jazz qua e là) vi aiuterà a ricordare che, ogni tanto, porvi qualche domanda esistenziale non è affatto male (ammesso che abbiate le risposte).
Precisazione: al momento della pubblicazione la band era formata da Brian McMahan, Micheal McMahan (chitarre) Bobb Bruno e Rafe Mandel (chitarre e tastiere), Todd Cook (basso) e Steve Goodfriend (batteria).
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domenica 2 gennaio 2011
Scott Kelly - The Wake
Scott Kelly, chitarrista e co-fondatore dei Neurosis e Tribes Of Neurot, si avvia in una ricerca interiore terminata, nel 2008, con l'uscita di The Wake. Un'indagine sulla distruzione, sull'agonia e sulla solitudine. Il risultato finale è l'introspezione di un uomo dalla mente lucida che rivela al mondo la sua anima. Un album che nasce, cresce e si spegne lentamente, senza nessuna pretesa di sorta (sopratutto per quello che riguarda la composizione). Una chitarra struggente e minimale, la sua voce cavernosa e pochi altri elementi fanno di questo gioiello un piccolo tabernacolo dove potreste evocare la vostra piccola coscienza.
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